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venerdì 28 marzo 2014

Calabria sotto shock. Ragazza posseduta: il fantasma incastra gli assassini.


di M.Giusy Margiotta

Nel febbraio del 1936 veniva trovato sotto il ponte del paese di Siano, il corpo di Giuseppe Veraldi detto “Pepè”, di anni 19, muratore, con indosso solo un paio di mutande ed una calza al piede sinistro. Veraldi presentava escoriazioni diffuse e fratture alla testa, le modalità di ritrovamento dei vestiti sparsi per tutto il terreno, inducevano la maggior parte dei cittadini a ritenere che non si trattasse di suicidio ma di omicidio. Fra il gruppo di curiosi che dalla collinetta vicina guardavano il cadavere adagiato ai piedi del ponte, vi era anche Maria Talarico, giovane di 14 anni abitante a Siano, lavoratrice domestica. 

Il 5 Gennaio del 1939, a distanza di tre anni circa dall’avvenimento, Maria Talarico, mentre ritornava a casa, in compagnia della nonna, si ritrovò a passare sul ponte e dopo essersi fermata a guardare verso il luogo dove era stato rinvenuto il cadavere del giovane Veraldi, si sentì male e fu accompagnata a casa con l’aiuto di alcuni compaesani. Durante il tragitto la voce che tutti identificano con quella di un uomo diceva di essere “Pepè” e di voler vedere la propria madre Caterina; poiché le riferirono che la signora Caterina non può venire, decise di mandarle un biglietto nel quale scriveva di essere “il vostro figlio disgraziato”. Alle ore 20.00, Maria espresse il desiderio di organizzare una partita a briscola con quattro uomini, che risulteranno realmente degli amici di “Pepè”: Abele, Totò, Rosario, Damiano.
Soliti giocare a carte nella bettola denominata “Giose”, erano stati visti in compagnia di Pepè l’ultima volta, esattamente alle cinque del mattino del giorno del suo ritrovamento. Durante ogni partita, Maria fumava molto e beveva sistematicamente quattro bicchieri di vino e pronunciava queste frasi: “Come voi mi avete ubriacato quella sera, così dovrete farlo questa sera, mettendomi nel vino zucchero, sale, papavero, come avete fatto allora”; ed ancora: “Ricordate quella sera che mi avete avvelenato il vino? Il bicchiere mi si ruppe.” Mentre pronunciava le ultime parole, il fondo del suo bicchiere si staccava e andava a terra. Dopo la partita, Maria vomitava tutto ed inveiva contro Abele e Totò urlano: “lo picchiano e con l’aiuto degli altri due (Rosario e Damiano) lo trascinano sotto il ponte”. La mattina successiva Maria, posseduta dala personalità di Pepè, vide la madre Caterina, quest’ultima chiese: “chi ti ha ucciso?” la risposta fece venire la pelle d’oca ai presenti, i nomi furono quelli dei quattro giocatori e raccontò con dovizia di particolari quanto era avvenuto.
L’avvelenamento col vino, il pestaggio per opera dei
Ponte Siano detto "Ponte Maledetto"
quattro amici nei pressi della Caserma dei Cappuccini, il trascinamento sotto il ponte, l’adagiamento del cadavere con la testa sopra una pietra, tutto per simulare il suicidio. La madre sconvolta raccomandò a “Pepè” di lasciare la ragazza e di non farle del male. Maria ritornò sotto il ponte: seguita da una grande folla, percorse il sentiero che porta sul greto del torrente, si adagiò a terra assumendo esattamente la posizione occupata dal corpo del Veraldi. Dopo pochi minuti, come svegliata da un lungo sonno, si alzò chiedendo che cosa fosse successo. Maria non ricorderà più nulla dell’accaduto.
 Molti studiosi hanno effettuato ricerche approfondite, hanno analizzato e studiato la ragazza. La conclusione è sempre la stessa: “possessione spontanea da parte di entità disincarnata”. A suffragare questa tesi interviene anche la teoria “dell’impregnazione psichica”, secondo cui al momento della morte, specialmente se violenta e improvvisa, l’individuo tende a emettere onde cerebrali molto intense. Questi flussi finiscono per impregnare il luogo della morte, dando così vita a fenomeni paranormali.
A detta di molti, il luogo è considerato infestato e pare meta ambita di molti aspiranti suicidi. Cosa sia successo veramente non si sa, l’unica certezza è che il caso venne riaperto ma non si poteva procedere contro i presunti assassini perché ovviamente a livello giuridico molte teorie non sono accettate. Comunque il caso non venne più archiviato come suicido, ma come omicidio.
Nel 1994 la storia venne raccontata nel corso della trasmissione “Mistero”, condotta da Lorenza Foschini, e ricostruita nei fatti. Fu anche mandata in onda un’intervista con la stessa Maria Talarico (un figlio era ospite in trasmissione), la quale ripeteva di non ricordare assolutamente nulla di quelle ore nelle quali aveva assunto la personalità del giovane assassinato.


M.M.G

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