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mercoledì 9 aprile 2014

Centri antiviolenza: nel nostro Paese non sono più una priorità.


Ad oggi nel nostro Paese non è stata ancora assegnata la delega alle Pari Opportunità. Forse la violenza contro le donne non è più una priorità?

Ogni anno vengono uccise in media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Queste morti non sono eventi inaspettati, ma sono l’ultimo atto di violenza che pone fine a una serie di violenze continuative nel tempo.

L'ex marito le ha dato fuoco, lei: "Voglio continuare a vivere"
Secondo una statistica in Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima nella sua vita dell’aggressività di un uomo. Una media del 12% di donne dice di aver subito un abuso sessuale pure prima dei 15 anni. Sei milioni 743 mila quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale, secondo gli ultimi dati Istat. Nell’ultimo anno stati ammoniti quasi mille uomini. Più di duemila hanno ricevuto il divieto di avvicinarsi alla compagna. 

La legge di prescrizione, a causa dei ritardi del sistema, permette di far cadere nel dimenticatoio una causa. Inoltre, la mancanza di coordinamento tra giudici dei rami civile, penale e minorile, durante la gestione di misure di protezione, possono emettere sentenze contrastanti, e come se non bastasse, il Piano Nazionale Antiviolenza non è stato ancora rinnovato. Come afferma Loredana Taddei, responsabile delle politiche di genere della Cgil nazionale:  i 17 milioni di euro per il biennio 2013-
2014 previsti dalla legge contro il femminicidio non sono stati ancora assegnati ai Centri Antiviolenza e alle Case Rifugio.  Questi ritardi dimostrano quanto le politiche di genere, al di la degli annunci, non sono una delle priorità di questo governo. Oggi più che mai è necessario dare continuità alla diffusione della cultura di genere, con l'obiettivo di contrastare ogni forma di discriminazione, violenza e molestia.

Sottovalutare le politiche di genere e la condizione materiale delle donne in Italia ritarda l'individuazione di strumenti e di misure concrete per combattere le discriminazioni e la violenza contro le donne. È  tempo che il governo non si fermi solo a guardare la drammatica classifica di vite stroncate, ma prenda seriamente in considerazione questi temi.  

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Dobbiamo unirci anche noi cittadini,  uomini e donne, dobbiamo cambiare  la nostra percezione e atteggiamento scettico nei confronti della violenza. Per vincere questa battaglia urge che la violenza sulle donne venga riconosciuta e che venga prima di tutto contrastata nel vivere quotidiano di ognuno di noi. È nostro dovere trasformare le varie leggi, politiche e attività relative alla prevenzione in realtà, con l’impegno di ridurre quei terribili numeri che le statistiche sulla violenza riportano, non numeri ma vite che nessuna società e nessuno Stato può permettersi di perdere.

Noi lottiamo contro la violenza sulle donne, e voi? 


di  M.Giusy Margiotta

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